Abbiamo ricevuto un paziente di circa cinquant'anni in preda a continue convulsioni. Aveva anche una certa rigidità sia nucale che ai quattro arti. Era in coma profondo. Non aveva febbre e non pareva un caso di malaria cerebrale o di meningite.
Aveva invece segni di lato, con apparente emiplegia destra, deviazione della rima buccale ed anisocoria pupillare.
Era inoltre severamente iperteso con valori pressori di 230/150.
Per l'ipertensione abbiamo immediatamente predisposto una terapia in flebo con idralazina: abbiamo stabilito una bassa dose iniziale, in quanto volevamo che la pressione scendesse lentamente, al fine di evitare ulteriori accidenti ischemici cerebrali.
Le convulsioni (tonico-cloniche generalizzate di tipo Jackoniano) però continuavano ed è stato giocoforza decidere di usare del diazepan in vena, secondo le linee guida nazionali.
Dovevamo "stoppare" quelle crisi comiziali subentranti, per scongiurare ulteriori danni cebrebrali!
Abbiamo iniettato il farmaco anticomiziale a bolo, ma molto lentamente: lo avevamo fatto tantissime altre volte e normalmente non avevamo avuto problemi.
Il nostro paziente invece è rapidamente passato da uno stato di male epilettico ad un arresto respiratorio da cui non siamo più riusciti a riprenderlo, nonostante tutti i nostri tentativi di rianimazione.
E' stato un momento tremendo, di sensi di colpa quasi insostenibili: eppure abbiamo fatto quello che si doveva fare; abbiamo seguito le linee guida terapeutiche del Kenya; ed abbiamo anche iniettato la medicina con estrema prudenza. Abbiamo inoltre iniziato immediatamente i protocolli di rianimazione.
Ma tutto è stato inutile.
Qualcuno mi diceva per consolarmi: le condizioni cliniche erano così gravi e probabilmente l'emorragia cerebrale così estesa che il paziente sarebbe morto comunque.
Dal punto di vista psicologico tuttavia, per me sarebbe più facile se il trapasso fosse avvenuto prima della somministrazione del valium, che è stata una decisione terapeutica mia, che ritenevo giusta, ma che non ha davvero ottenuto l'effetto desiderato.
Non mi resta che pregare per quest'uomo e per la sua famiglia: a Matiri ci è rimasto per meno di due ore...e non siamo riusciti a salvarlo.
Fr Beppe
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il commento.