martedì 11 agosto 2020

Attraversiamo acque un pò difficili

Possiamo certamente dire che l’anno 2020 non è molto facile.
Siamo in emergenza COVID ormai da sei mesi ed a volte sentiamo qualche segno di cedimento fisico, soprattutto perchè non ne vediamo la fine...i casi sono in ascesa ed ora non sono più concentrati solo a Nairobi e Mombasa ma sono ovunque, anche in Tharaka.
Lavoriamo sempre con la paura, e con pochissimi mezzi di protezione.
Lo stigma è altissimo e la gente addirittura evita gli ospedali perchè li considera centri di diffusione della malattia. C’è molta ignoranza sul COVID. Lo abbiamo demonizzato: chi si prende il coronavirus semplicemente crolla a terra e muore.
Non vedo l’eroismo di medici ed infermieri di cui ho letto tanto nei mesi disastrosi di pandemia europea. Qui i miei colleghi, al primo sentore che ci possa essere un rischio COVID, vogliono smettere di lavorare, vogliono scappare.
Il picco non è ancora arrivato. Si parla di metà settembre. Noi siamo esausti, soprattutto emotivamente.


Speriamo di non ammalarci e di poter continuare a servire i tanti malati che si affidano a noi.
In sala sono al tracollo. Non riesco a far fronte al numero di interventi che dovrei fare. 
Ogni giorno riesco a fare 4 o al massimo 5 interventi se proprio è un giorno speciale, ma in reparto ho almeno trenta persona in attesa di operazione, persone che naturalmente si lamenta e non accetta la lunga attesa.
La maternità è pure essa impegnativa anche se diamo anni luce lontani dai numeri di Chaaria.
L’ambulatorio poi è la mia vera croce. Uscire sudato e stanco dalla sala ed affrontare una serie di persone incavolate per aver aspettato tanto, mentre io non ho neppure fatto pranzo, a volte mi pesa davvero tanto.
Eppure hanno viaggiato da molto lontano e vogliono vedere solo me.
Sono onestamente molto stanco ed emotivamente provato (anche a causa dell’isolamento che il COVID porta con sè), ma sono anche contento di essere presente ed operativo in questa fase così difficile della pandemia!
Certamente non è facile lavorare così: la pandemia qui è lenta, i morti sono diluiti tra tante altre morti di cui spesso non conosciamo neppure la causa (anche stasera una persona è arrivata in ambulatorio ed è morta prima che potessimo assisterla). Ma l’aspetto più massacrante di questa pandemia lenta è che non ne vediamo la fine.
Confidiamo comunque sempre che, seil Signore ci dà una croce da portare, ci dona anche spalle abbastanza larghe da portarla.

Fr Beppe


Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il commento.

POST IN EVIDENZA

ADRENALINA ALLE STELLE

  L'ultimo intervento di ieri era un femore. Era gia' tardi ed eravamo un po' stanchi. La speranza era comunque di fare relativa...