ho deciso di scegliere questo titolo, perchè è una frase stupenda, una in cui mi trovo perfettamente a mio agio e che costituisce per me non un ideale raggiunto ma una tensione quotidiana.
Anche io come San Camillo vorrei avere 100 mani perchè mi rendo conto che i bisogni sono così tanti che spesso due non bastano.
Vorrei avere un cuore più grande, perchè a volte mi sento meschino e non so ascoltare con la dovuta attenzione, non so dimenticare me stesso per fare spazio agli altri nel bisogno, divento nervoso e irritabile quando il lavoro mi soverchia.
Desidererei essere capace di dormire solo due ore per notte su una sedia, come faceva il Cottolengo, per essere sempre pronto alla chiamata dei suoi poveri... ma poi mi rendo conto che non ce la faccio, che spesso ho un senso di rifiuto verso i pazienti, che vorrei essere ascoltato piuttosto che ascoltare sempre e solo i problemi degli altri.
Comunque è importante tenere alti gli ideali e ringraziare che ci siano giganti come San Camillo o come il Cottolengo che ci stimolano a non essere mai soddisfatti di noi stessi, e ci ripetono: “...più cuore in quelle mani, fratello!”
Fr Beppe
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