mercoledì 10 giugno 2020

Bilanci

Di acqua ne è passata tanta sotto i ponti da quando sono diventato medico...tante cose sono cambiate da allora; soprattutto sono cambiato io, e non solo perchè sono più vecchio di quasi 30 anni!
La giornata di oggi è iniziata presto in sala operatoria con una tiroidectomia che ho fatto da solo, con trepidazione ma anche con una certa tranquillità: mi sono sentito giovane ed ancora in grado di imparare in questa infinita formazione permanente che è la medicina.
Che bello arrivare alla soglia dei 60 anni e potersi sentire ancora come uno specializzando che vuole e deve imparare tante cose nuove, per servire gli altri sempre meglio e sempre di più!
A questo intervento ne è seguito un altro, altrettanto impegnativo: addome acuto da peritonite purulenta, secondaria ad appendicite retrocecale.
Anche questo intervento è andato bene e siamo riusciti a fare l’appendicectomia, senza causare perforazioni intestinali; l’operazione è stata veloce ed in un’ora o poco più avevamo già richiuso la cute...ma il paziente ha avuto problemi di risveglio.


Fortunatamente Naaman è riuscito a riprendere il paziente che ora è stabile in reparto.
Pure questo mi ha ricordato un altro grande aspetto di questi quasi 30 anni di medicina pratica: possiamo fare tutto bene, ma poi la vita o la morte sono nelle mani di Dio. Oggi fortunatamente ha vinto la vita.
Nel mio passato contemplo traguardi raggiunti, nuove tecniche apprese e messe in pratica, prestazioni cliniche sempre più elevate ed avanzate; ma ricordo anche sconfitte e dolore vero e profondo, soprattutto di fronte alla morte.
Se penso al tempo trascorso in Africa, ma anche a quello precedente in Italia, è stato sempre caratterizzato da tantissimo lavoro, da innumerevoli sacrifici, da tanta dedizione al paziente e da una sincera donazione personale.
Fatica, impegno e sacrificio...elementi davvero importanti nella “missione” di un medico che è sempre chiamato a vivere la propria professione come un servizio all’umanità sofferente.
Ora è ormai giunta la sera. 
Le luci in sala operatoria sono al momento spente. La sala parto è vuota. I reparti sono pieni, ma i malati sono tranquilli.
Provo a fare un bilancio di questi tanti anni da medico, e non trovo altro da fare che ringraziare il Signore per tutto quello che mi ha donato in tale lungo periodo di continua crescita professionale e di innumerevoli soddisfazioni; quello che sono diventato come medico e come chirurgo (qualcuno dice che sono un medico a 360 gradi) è certamente dono Suo, dono accolto con riconoscenza e fatto fruttificare con un sincero e quotidiano impegno personale.
La giornata di oggi (vorticosa, esilarante per molti aspetti, entusiasmante per i nuovi traguardi che ancora mi si presentano) è per me un’occasione grande di rendimento di grazie.
Grazie al Signore per il dono della vita e della salute, che posso mettere a disposizione degli altri.
Grazie a tutti i volontari che hanno visto in me dei talenti che neppure sapevo di avere, e che hanno voluto investire in me e credere nelle mie potenzialità umane e professionali. Sono stati loro a rendermi quel medico tuttofare che sono diventato pian piano nel corso degli anni.

Fr Beppe


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