Mi sono sentito nei panni di quella persona che chiedeva a Gesù: “che cosa devo fare per ereditare il Regno dei Cieli?”
E’ infatti per me un momento un po’ buio, in cui tanti elementi tradizionali della religiosità mi lasciano perplesso.
Alcune cose che in passato hanno costituito idee forza e pietre miliari della mia spiritualità stanno un po’ vacillando e perdendo di significato.
Quello che mi sta devastando ultimamente è il mistero della cattiveria umana: giudizi malvagi ed anatemi lanciati da persone che non ti danno
possibilità di difesa perchè si nascondono nell’anonimato, calunnie, cattiverie pure. A volte, pensando alla mia vita che da mattino a sera mi vede impegnato a lavorare strenuamente per i malati, mi chiedo che cosa faccio di male agli altri per meritarmi certe cattiverie.
E’ strano perchè io non ho il tempo materiale per fare del male agli altri... eppure queste cose capitano e si ripetono.
Anche la preghiera classica talvolta mi trova in crisi: mi capita pure di non riuscire ad andare a Messa. Se poi riesco ad essere presente in cappella per alcuni momenti di preghiera personale e provo a fare meditazione sul Vangelo, sono così stanco ed arido interiormente, che leggo e rileggo la stessa pagina ma non ci cavo un ragno dal buco.
Il rosario poi è diventato come una specie di sonnifero: è difficile che io riesca ad arrivare alla fine di una decina senza ciondolare e prendere sonno.
Tutte cose che in qualche modo stanno scalfendo il mio cuore un po’ ferito e stanco.
Ma stasera il Vangelo che ho scelto a caso mi ha donato come un raggio di luce e di speranza: la figura del buon samaritano mi ha come fulminato nuovamente. Non è il caso che vi ripeta la parabola perchè la conoscete tutti sicuramente.
Il sacerdote non si è fermato davanti a quel poveraccio che i briganti avevano lasciato a terra mezzo morto: non voleva certo arrivare in ritardo alla preghiera!
Il dottore della legge neppure si è fermato: chissà che impegni importanti aveva da svolgere, magari una conferenza proprio su quella legge di Dio di era maestro e che già aveva rotto trascurando un bisognoso.
Il samaritano invece si è fermato e si è preso cura del malcapitato.
Aveva certamente anche lui degli impegni, se stava viaggiando da Gerusalemme a Gerico, ma li ha posticipati dando la priorità al servizio di carità.
Per quella persona che lui neppure conosceva ha dato tutto: il suo tempo, le sue cose, il suo denaro speso nel pagare la locanda.
Questo mi fa pensare a tante situazioni in cui, pur con tutta la buona volontà, non riesco a pregare, perchè arriva un’emergenza che mi cambia tutti i piani. Che senso avrebbe non prendersi cura di un malato che sta male semplicemente perchè vogli andare a pregare? Come mi sentirei in cappella se posticipassi un cesareo per dare la precedenza all’adorazione, sapendo che poi più tardi potrebbe essere troppo tardi per mamma e bambino?
I giudei inoltre disprezzavano i samaritani: secondo loro essi erano gente corrotta ed impura nella fedetà alla legge mosaica. Però Gesù indica il Samaritano come esempio da seguire: “va’ ed anche tu fa’ lo stesso!”
E come se il Signore stasera mi dicesse: non preoccuparti di essere perfetto... tanto nessuno lo è; anche quelli che si credono di esserlo, si illudono amaramente. Preoccupati della tua fedeltà alla carità verso i poveri, fermati con chi ha bisogno, fa’ tutto quello che puoi per lui, donati fino al sacrificio della vita.
“Questo è il modo migliore per entrare nel Regno di Dio”, mi dice oggi Gesù... e le sue parole mi incoraggiano proprio quando mi sento a terra, e quando mi pare che la mia vita attuale sia un po’ un fallimento.
PS: senza obblighi per nessuno, informo che anche a Matiri i volontari che lo desiderano possono pregare con me. Al mattino possiamo andare a Messa insieme ed alla sera possiamo pregare insieme il vespro...magari aiutandomi a sonnecchiare un po’ meno.
Fr Beppe
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