sabato 4 gennaio 2025

UNA DIAGNOSI ANOMALA


 

Dieci giorni fa si era presentata nel nostro ospedale una giovane donna che lamentava febbre e dolori addominali. Aveva sulla faccia delle lesioni che ricordavano molto il lupus vulgaris della tubercolosi, ma diceva di averli da molto tempo.

L'ecografia addominale ha dimostrato la presenza di una grossa massa solida a livello ciecale ed una serie di linfonodi paraortici dilatati.

Abbiamo pensato ad un tumore intestinale con metastasi peritoneali, anche se la donna aveva soltanto 30 anni età.

Eravamo indecisi se tentare l'intervento oppure se dichiarar la malata inoperabile. Le abbiamo rivelato la nostra ipotesi diagnostica ed anche la prognosi che ci pareva davvero infausta. Lei ha accettato in modo stoico la notizia del possibile cancro in fase avanzata.

Ci turbava la febbricola, ed anche il fatto che i globuli bianchi non erano aumentati nonostante l'ipertermia.

Eravamo indecisi tra il tentativo eroico di un intervento chirurgico e la scelta della terapia palliativa.

Alla fine abbiamo deciso di intervenire, anche perchè temevamo che la malata si potesse occludere da un momento all'altro: "se siamo fortunati facciamo una emicolectomia e togliamo tutti i linfonodi neoplastici; se invece la cosa si manifestasse impossibile, tenteremo delle anastomosi che by-passino il tumore ed impediscano alla malata di morire occlusa".

Aprendo il peritoneo abbiamo visto che la massa non era solo del cieco, ma di tutto il colon ascendente.

L'aspetto però a me era familiare e non mi pareva affatto maligno... mi ricordava qualcosa di infettivo: ho preso in mano l'organo che appariva durissimo; la sierosa che lo ricopriva era però intatta e liscia, pur essendo edematosa. La massa non proseguiva oltre la flessura epatica e pareva interessare solo la parete mediale del colon destro... ragion per cui la paziente era ancora canalizzata.

La cosa più impressionante erano degli enormi linfonodi su un mesentere edematoso e molto ispessito.

"A me non pare un tumore".

"La mia impressione è quella di un tubercoloma del colon; non dobbiamo fare l'emicolectomia , ma solo una biospia linfonodale per confermare la diagnosi: se ho ragione infatti, la terapia è medica e la giovane donna potrà guarire completamente. La biopsia non la farei sull'intestino, per evitare che si creino delle deiscenze".

Dopo una adeguata riflessione con i colleghi abbiamo deciso di procedere secondo le mie indicazioni. I linfonodi che speravamo di rimuovere interi erano invece colliquati e contenevano materiale chiaramente caseoso... cosa che mi ha molto rincuorato ed ha rafforzato l'ipotesi diagnostica.

L'intervento è stato quindi più breve del previsto ed il post-operatorio è stato buono e senza complicazioni.

L'istologico è arrivato oggi ed ha confermato la diagnosi di tubercolosi intestinale.

La donna sta davvero bene ed ha già iniziato la terapia anti-tubercolare che dovrà continuare per un totale di sei mesi.

E' stata una paziente davvero fortunata: le avevamo parlato di un tumore maligno praticamente inoperabile, ed invece ora le abbiamo dato la bella notizia che la sua patologia è del tutto curabile con le medicine. Siamo veramente contenti di come sono andate le cose.

La tubercolosi addominale ha manifestazioni proteiformi: a volte abbiamo clienti con asciti di eziologia sconosciuta ed, in assenza di cirrosi epatica, insufficienza renale o scompenso cardiaco, facciamo diagnosi di tubercolosi addominali tramite prelievo di liquido ascitico ed esame citologico. Altre volte mi è capitato di operare delle persone con chiarissimi segni di peritonite: all'atto chirurgico però non abbiamo identificato perforazioni viscerali; abbiamo invece trovato solo un  po' di liquido essudativo in peritoneo, ed un intestino estremamente infiammato e tempestato in tutta la sua lunghezza da una miriade di granellini bianchi, grossi come chicchi di riso. Il prelievo bioptico su uno di queste lesioni aveva poi rivelato la presenza di TBC.

Avremmo dovuto pensare subito alla tubercolosi nella nostra paziente, perchè aveva febbre senza leucocitosi e mostrava sul collo segni di lupus vulgaris. Ci siamo arrivati in modo un po' contorto, ma l'importante è che siamo giunti alla diagnosi corretta, una diagnosi per altro fausta e con prognosi ottima.


ps La foto e' di 27 anni fa

 

 

venerdì 3 gennaio 2025

ANNO SANTO DELLA SPERANZA

Spesso quando ero bambino alcuni adulti mi recitavano il proverbio: "chi vive sperando, muore deluso"; però altre volte sentivo un secondo adagio che diceva: "la speranza è l'ultima a morire".

Sono due visioni tra loro contrastanti, e forse esprimono il continuo altalenare che abbiamo dentro un po' tutti: qualche volta siamo delusi, scoraggiati e depressi, e la speranza ci sembra una grandissima illusione. In quei momenti sperare ci appare un atto puerile ed inutile.

Però è chiaro che un sentimento del genere può portarci alla disperazione; ecco allora che pian piano ritorniamo a sperare e ad attenderci qualcosa dal futuro.

La speranza è infatti necessaria alla sopravvivenza stessa, alla progettualità ed all'impegno: senza speranza si cade nel disimpegno, nell'apatia, fino a giungere alla depressione e forse anche al suicidio.

Senza speranza non c'è miglioramento e non c'è progresso; da un punto di vista cristiano, possiamo dire che senza speranza non ci può essere conversione, ascesi o anelito alla santità.

Ricordo un episodio tratto dai "Detti dei Padri del Deserto" in cui un allievo chiede al maestro spirituale quale sia il seme del diavolo nel mondo. Il saggio uomo di Dio risponde: lo scoraggiamento. La risposta disorienta il giovane aspirante che osa chiedere spiegazioni più dettagliate. Allora il monaco continua: "se il demonio riesce a seminare in te il seme dello scoraggiamento, allora non ci sarà in te nessuno stimolo al miglioramento spirituale ed alla conversione. Quando sarai così scoraggiato da non sperare più che Dio possa perdonare il tuo peccato, che tu ritieni troppo grande, allora il diavolo ha vinto".

E' una storiella semplice ed edificante che però contiene una saggezza profonda: se sono scoraggiato e non spero nella misericordia di Dio, non ho più alcuno stimolo per voler cambiare.

La speranza non è comunque necessariamente una virtù solo cristiana; è una caratteristica necessaria al vivere umano, e come tale trova spazio in moltissimi sistemi filosofici. Per esempio la critica marxiana la considera elemento necessario al progresso. Per Marx si tratta della speranza nella capacità della ragione di evolvere e di portare inesorabilmente al progresso, all'utopia di una società giusta. Ma anche il pensiero marxista sostiene che senza speranza nella forza della ragione l'utopia non si potrà realizzare.

Da cristiani, noi pensiamo alla speranza come ad una delle tre virtù teologali:fede, speranza e carità. Dal catechismo sappiamo che la virtù più importante è la carità, mentre fede e speranza spesso ci vengono presentate come sorelle gemelle. Riflettendo da un punto di vista cristiano ora, io penso che questo sia profondamente vero: fede e speranza vanno insieme, sono gemelle, si sostengono e si presuppongono a vicenda.

Io ritengo che la fede aiuti la speranza, anche se si può avere speranza pure in assenza di fede.

Pensiamo al Cottolengo che apriva nuovi servizi e prendeva sempre più malati proprio quando non aveva denaro. Lui sperava che i fondi sarebbero comunque arrivati, perchè aveva una grande fede nella Divina Provvidenza. Quando non ci sono fondi bisogna spendere di più. Se la Provvidenza tarda è perchè non siamo stati abbastanza coraggiosi nell'accettare malati. La Provvidenza non ha mai fatto bancarotta... magari tarda, ma non manca mai. Sono questi solo pochi esempi tratti dal pensiero di San Giuseppe Cottolengo, ma chiaramente ci indicano che lui sempre aveva una  grossa speranza per il futuro. 

 In conclusione penso che fede e speranza siano, almeno nella mia personale esperienza, profondamente unite tra di loro.

Aver speranza, mantenere alti gli ideali e spendersi completamente è il segreto di una vita che non conosce depressione e scoraggiamento. Avere un sogno, un'utopia da realizzare ti tiene vivo, ti stimola all'impegno e ti aiuta anche a non confidare solo sulle tue forze ma sull'aiuto di Dio. Pensiamo anche a Martin Luther King Jr: è stato ucciso prima che il suo sogno si avverasse. E' morto nella speranza, ma oggi la sua lotta ha avuto successo e pian piano il suo sogno sta diventando realtà.

Chiediamo a Dio di essere anche noi dei sognatori, dei visionari, degli idealisti che sanno spendersi per i loro sogni e che attraverso di essi mantengono viva la loro speranza.

mercoledì 1 gennaio 2025

BEATI GLI OPERATORI DI PACE

Nella giornata mondiale della pace, auguro a tutti noi di essere costruttori di pace, nelle nostre famiglie, nei nostri ambienti lavorativi, tra i nostri amici, nelle nostre diverse missioni.

Il mondo e' pieno di guerre, e guerre ci sono anche tra di noi, quando non riusciamo a volerci bene, quando sparliamo gli uni degli altri, quando viviamo una vita piena di inimicizie e di risentimenti, quando non siamo capaci di perdonare.

Proprio per questo, auguro a tutti un 2025 ricco di pace e di speranza.

Saremo costruttori di pace nel perdono, nell'amore fraterno e nel servizio.

A capodanno, io rinnovo i miei propositi di servizio incondizionato ai malati, ai poveri ed a tutte le persone bisognose.

Spero di essere capace di migliorare in tutti gli aspetti spigolosi della mia personalita', per costruire la pace anche con tutti i collaboratori e gli amici.

So che potro' fare questo solo con l'aiuto del Signore e con il vostro sostegno.

Buon 2025 a tutti

 

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