Makena è ricoverata con un bambino piccolissimo che ha febbre molto alta. La febbre rende il piccolo molto irrequieto.
Diamo alla mamma un misurino con del paracetamolo e le diciamo di far bere la medicina al figlio.
Il bambino è però molto agitato e non ne vuole saperne di assumere il farmaco.
La donna si dispera, e ad un certo punto beve il paracetamolo lei stessa: la cosa mi incuriosisce e le chiedo gentilmente: "perchè hai bevuto la medicina di tuo figlio".
La risposta è stata tenera: " mio figlio non vuole la medicina; allora ho pensato di prenderla io e poi di continuare con l'allattamento. Lui prenderà il farmaco con il mio latte"
Mi commuovo alla semplicità di Makena; non rido e non la biasimo.
Dico invece all'infermiera di inserire al piccolo una supposta di paracetamolo.
Pian piano la medicina inizia a funzionare e la febbre in breve tempo diminuisce.
Verso sera passo in pediatria a rivedere il bimbo. E' sfebbrato. La madre è rilassata ma mi fa una domanda che di nuovo mi lascia senza parole: "ma adesso, quando la toglierete quella cosa che gli avete inserito nel sederino?"
Nuovamente mi commuovo e le rispondo con calma: "quella cosa non deve essere tolta; non è un pezzo di plastica. E' una medicina che pian piano è già stata assorbita ed ha fatto il suo effetto"
Makena si tranquillizza e mi ringrazia.
"Che tenera questa mamma!", penso mentre vado a letto.
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