mercoledì 28 agosto 2024

PENSIERI


Per me è importante cercare di sorridere alla gente, anche quando non ne ho voglia, anche quando dentro sento ribellione o tristezza.

Credo che il sorriso sia parte del mio servizio e della mia testimonianza: vorrei che il mio sorriso gentile ed affettuoso trasmettesse serenità e pace a chi sta male ed a Matiri ci viene perchè disperato, povero ed ammalato.

Non sempre ci riesco: a volte la gente mi chiama "burbero" e mi dice che ho un caratteraccio scontroso; lo so di essere a volte incoerente, ma ciò non toglie che nel sorriso io ci creda e che per esso mi impegni molto ogni giorno, pur con le mie debolezze. Chiara Lubich la chiamava l'ascesi del sorriso, un'ascesi difficile ma importante da perseguire.

Questo sorriso in cui credo, la serenità di fondo che permane anche nelle burrasche che spesso si agitano dentro e fuori di me, affondano le loro radici profonde in quella poca fede che spero di aver conservato ancora, nonostante tutte le batoste che la vita mi ha dato: una fede che non passa attraverso ragionamenti teologici di cui non sono neppur capace, ma che si alimenta di un quotidiano in cui cerco di dedicarmi a quegli ultimi in cui mi sforzo di riconoscere il volto di Cristo.

Il mio sorriso certamente nasce dall'empatia che cerco con l'umanità sofferente, ma anche dalla bellezza della vita, soprattutto quando viene donata gratuitamente con amore.

I sofferenti sono la quotidiana verifica della mia piccola fede ed insieme la fonte della mia gioia.

La gioia di fondo che sopravvive anche nei momenti più bui e pieni di disorientamento, quotidianamente si rigenera nel rapporto con gli ammalati: spendendomi con tutte le mie forze per gli ammalati ho ritrovato una forza autorigenerante ed una gioia che sboccia direttamente dalla sofferenza altrui ed anche mia. Sono contento e sereno solo quando metto il malato al primo posto, solo quando mi alzo al mattino con la determinazione di dare il massimo e di fare dei sofferenti il centro della mia giornata e dei miei sforzi.

Gli ammalati mi insegnano ogni giorno che la vera felicità è quella sensazione di pace e di serenità interiore che provi quando t'immergi nell'esistenza di chi ti sta accanto e la vivi pienamente, come se fosse la tua.

Ma non è sempre facile ed a volte la gioia se ne va, e con essa il sorriso dalle tue labbra: può essere un insuccesso in ospedale, un malato che muore nonostante i tuoi sforzi, un'incomprensione, un giudizio negativo che non ti aspettavi, il senso di colpa per non aver dedicato tutto il tempo necessario alla preghiera. Ci sono momenti bui, quando le certezze di sempre, i riferimenti di una vita sembrano barcollare, sopraffatti da una stanchezza insostenibile, dagli insuccessi, dalle incomprensioni, dalla sensazione che lo stesso Dio sia assente.

Quando vivo queste "notti oscure" che a volte si prolungano per settimane, cerco di buttarmi ancor più nella dedizione totale, perchè lo so che "la mia scelta preferenziale per i poveri che hanno diritto di chiedermi un servizio fino al sacrificio della salute e della vita, è la mia strada maestra per andare a Dio e per ritrovare la gioia".

martedì 27 agosto 2024

MADRI TENERISSIME

Makena è ricoverata con un bambino piccolissimo che ha febbre molto alta. La febbre rende il piccolo molto irrequieto.

Diamo alla mamma un misurino con del paracetamolo e le diciamo di far bere la medicina al figlio.

Il bambino è però molto agitato e non ne vuole saperne di assumere il farmaco.

La donna si dispera, e ad un certo punto beve il paracetamolo lei stessa: la cosa mi incuriosisce e le chiedo gentilmente: "perchè hai bevuto la medicina di tuo figlio".

La risposta è stata tenera: " mio figlio non vuole la medicina; allora ho pensato di prenderla io e poi di continuare con l'allattamento. Lui prenderà il farmaco con il mio latte"

Mi commuovo alla semplicità di Makena; non rido e non la biasimo.

Dico invece all'infermiera di inserire al piccolo una supposta di paracetamolo.

Pian piano la medicina inizia a funzionare e la febbre in breve tempo diminuisce.

Verso sera passo in pediatria a rivedere il bimbo. E' sfebbrato. La madre è rilassata ma mi fa una domanda che di nuovo mi lascia senza parole: "ma adesso, quando la toglierete quella cosa che gli avete inserito nel sederino?"

Nuovamente mi commuovo e le rispondo con calma: "quella cosa non deve essere tolta; non è un pezzo di plastica. E' una medicina che pian piano è già stata assorbita ed ha fatto il suo effetto"

Makena si tranquillizza e mi ringrazia.

"Che tenera questa mamma!", penso mentre vado a letto.

lunedì 19 agosto 2024

SCAPPATO


NN era stato ricoverato per frattura agli arti inferiori.

Lo abbiamo operato subito e gli abbiamo inserito un chiodo endomidollare.

Con questo tipo di intervento chiediamo al paziente di iniziare a camminare, seppur con stampelle, l'indomani stesso, ed a lui diciamo che, appena il dolore migliora, può anche lasciare le stampelle.

NN era in quarta giornata, che mediamente è anche il nostro giorno di dimissione. Invece di attendere la lettera, lui è scappato.

Le ragioni per questo fatto, non così infrequente nella mia esperienza in Kenya, sono quasi sempre economiche: i pazienti non vogliono pagare l'ospedale.

A volte si tratta di persone  con problemi psichiatrici.

Non so quele delle due sia la ragione che ha spinto NN ad andarsene.

Ovviamente avrà avuto dei complici che gli hanno portato dei vestiti civili.

Comunque il chiodo endomidollare è stato un intervento riuscito, visto che che per fuggire bisogna camminare, e per mimetizzarsi tra la gente non si deve zoppicare tanto

mercoledì 14 agosto 2024

GRAVIDANZA EXTRAUTERINA


 

E' una delle emergenze chirurgiche piu' frequenti, dopo il cesareo, la sindome compartimentale e le fratture esposte.

Quasi sempre si tratta di una gravidanza tubarica, e nel 100% dei casi le pazienti vengono all'ospedale quando gia' la gravidanza extra e' "rotta", cioe' quando l'impianto del trofoblasto e la crescita del sacco aminiotico ha fatto "scoppiare" la tuba.

Tale dato ci indica che si tratta quasi immancabilmente di un'emergenza, e che spesso bisogna agire in fretta, su pazienti collassate e gravemente anemiche.

Non sono pero' infrequenti i casi di cosiddeta "ectopica cronica" in cui il sanguinamento e' minimo perche' il grembiule omentale e' riuscito a circoscrivere l'area ed a trasformarla in un grosso ematoma.

Naturalmente l'ectopica cronica e' una emergenza piu' dilazionabile, e le condizioni generali della malata sono piu' stabili, ma, a causa del ritardo con cui vengono all'ospedale le nostre clienti, l'operazione puo' essere piu' difficile, a motivo del fatto che si sono formate aderenze con gli organi circostani, soprattutto con le anse intestinali.

Trattandosi di gravidanze ectopiche "rotte", quasi mai riusciamo ad essere conservativi, e sfortunatamente quasi sempre dobbiamo procedere alla salpigectomia, in quanto la tuba e' gravemente compromessa dalla rottura.

Fortunatamente la gravidanza extra e' quasi sempre monolaterale, e possiamo quindi dare speranza di ulteriori concepimenti alle nostre malate, affidandosi alla tuba controlaterale. In un solo caso di ectopica rotta- un caso veramente sfortunatissimo- ho fatto la salpingectomia destra alla cliente, la quale pero' l'anno seguente e' stata ricoverata con ectopica rotta a sinistra. Non ho avuto alternative ed ho dovuto fare la salpingectomia anche dall'altra parte.

In rari casi pero' avviene che l'emoperitoneo (emorragia interna nella pancia) si realizza quando il sacco amniotico, impiantato all'estremita' fimbriale della tuba, viene parzialmente espulso verso il peritoneo: in queste situazioni sovente possiamo salvare la tuba, "mungendo" il prodotto del concepimento in cavita' addominale e controllando poi l'emorragia tubarica con elettrobisturi e piccoli punti di sutura.

Un caso chirurgicamente molto difficoltoso e' quello della gravidaza extrauterina cornuale rotta: in queste operazioni, dopo la salpingectomia, e' particolarmente difficile fermare l'emorragia, che in parte viene dal miometrio. 

Nella mia storia chirurgia ho avuto 3 soli casi di gravidanza extrauterina addominale, in cui il feto ha potuto svilupparsi fino ad una eta' gestazionale di 6 mesi prima di morire. L'operazione in tutti i casi da noi registrati e' stata molto difficile a motivo di tenaci aderenza della placenta all'omento ed all'intestino.

 

Un chirurgo focolarino di Fontem in Cameroun mi disse un giorno nell'ormai lontano 2003, che l'ectopica e' un intervento piu' facile del cesareo.

Molti anni piu' tardi posso dire che sono d'accordo con lui solo se sei particolarmente fortunato e non incontri aderenze od altre complicazioni: in certi casi infatti l'operazione puo' essere molto complessa, o per le condizioni generali dell'operanda o per la grave situazione interna che puoi trovare.

Come sempre, mi viene da dire che l'operazione per la gravidanza extra e' semplice quando tutto va bene... ma solo Dio sa se tutto andra' per il meglio oppure no.

Per cui, come anche per il cesareo, non bisogna mai prendere quest'intervento sotto gamba, perche' le complicazioni sono sempre in agguato, soprattutto quando ti senti troppo sicuro di te stesso e consideri l'operazione come una routine.

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