Sono interventi devastanti per il paziente, ed altrettanto deprimenti per il chirurgo.
Non è comunque un intervento raro qui a Matiri: quasi sempre abbiamo almeno un paziente amputato in reparto.
Sovente si tratta di arti superiori parzialmente amputati durante liti o attacchi da parte di malfattori, ed in questo caso dobbiamo perfezionare l'amputazione.
Il più delle volte però sono amputazioni degli arti inferiori, sopra o sotto il ginocchio, e sono dovute o a fratture esposte con gangrena, oppure a piedi diabetici irrecuperabili.
L'intervento in sè non è difficile, ma il post-operatorio non è mai semplice.
A volte la ferita complica con infezione; altre volte i punti non tengono; spesso di forma pus.
Poi c'è il grosso aspetto della depressione che si instaura dopo ogni amputazione, e soprattutto nei giovani.
Recentemente, a causa di un attacco con panga, abbiamo dovuto amputare entrambe le mani di un giovane uomo: si è ripreso bene, ma cosa sarà la sua vita? Non riesce né a lavarsi e neppure a mangiare da solo.
Oggi abbiamo amputato un vecchietto che aveva una gangrena secondaria ad incidente della strada con frattura esposta di tibia e fibula: speriamo che ce la faccia.
Abbiamo anche fatto una amputazione dell'avampiede in una donna con arteriopatia: le avevo proposto una operazione più radicale, considerando l'esito dell'angiografia. Lei però ha assolutamente rifiutato
Un paio di settimane fa, un giovane con diabete di tipo 1 ha assolutamente rifiutato l'amputazione, pur avendo un piede in gangrena. Ha chiesto la dimissione per andare in un altro ospedale a sentire l'opinione di un secondo chirurgo. Ovviamente ho acconsentito. Il dramma è però successo mentre lasciava l'ospedale: è crollato ed è morto nel parcheggio dell'ospedale, prima ancora di salire sul motociclo che era venuto a prenderlo.
Sono sempre drammi, per il paziente e per la famiglia...e per l'ospedale sono ricoveri lunghi e complessi.
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