E' mezzanotte quando vengo chiamato in ambulatorio.
Mi dicono che è una ferita penetrante dell'addome.
Mi avvio in ospedale, con un peso di stanchezza gigantesca sulle spalle,
Mi trovo davanti un uomo giovane, con un bendaggio sulla pancia.
Tolgo la medicazione e mi rendo conto che l'intestino è fuori dall'addome: la ferita del coltello è piccola ed è difficile ridurlo.
Ovviamente questa diventa una emergenza chirurgica.
La coltellata è avvenuta alcune ore prima, ed il paziente e' già stato in un altro ospedale dove non hanno potuto aiutarlo.
Ha dovuto quindi viaggiare per circa cinquanta chilometri, al fine di raggiungere Matiri a quell'ora della notte.
Per essere pronti in sala ci vuole un po' di tempo.
Bisogna stabilizzare il paziente che è ormai collassato e senza liquidi in vena.
Occorre essere sicuri che ci sia sangue in emoteca, fare gruppi e prove crociate.
Chiamo i reperibili che ci mettono un po' ad arrivare...ma pian piano la macchina si mette in moto.
Dopo l'anestesia generale apriamo estesamente l'addome, riduciamo le anse che erano state intrappolate all'esterno, e vediamo i danno fatti da quel lungo coltello: tre perforazioni sull'intestino tenue, mentre la punta della lama è arrivata a squarciare la partete posteriore del
peritoneo...mezzo cm a destra della vena cava.
Il paziente è stato molto fortunato, perchè, se questo vaso fosse stato inciso, sicuramente l'emorragia interna lo avrebbe ammazzato prima di arrivare a Matiri.
Fortunatamente le anse che erano fuoriuscite dalla ferita si riprendono, appaiono vitali, e le possiamo quindi salvare.
Eseguiamo due resezioni ileali con anastomosi, laviamo il peritoneo, che ha una contaminazione fecale minima, mettiamo un drenaggio e chiudiamo l'addome.
Ora incrociamo le dita e continuiamo a pregare.
Il paziente è stabile e speriamo che comunque ce la possa fare.
E' stato un caso di violenza familiare tra coniugi: che tristezza quando certe cose succedono tra persone che pochi anni prima si sono promesse amore eterno davanti all'altare.
Fr Beppe
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