martedì 12 luglio 2022

Tre in un colpo solo

Il telefono suona in piena notte. Brancolo nel buio e rispondo ancora tutto assonnato. Guardo l’ora e sono le 4.30 del mattino. Dall’altra parte della cornetta una voce vispa e pimpante mi dice: “Stiamo partendo adesso con una partoriente che ha un prolasso di cordone.
Partiamo da Gatunga”.
Sapendo che Gatunga è molto lontano che che ci vorrà ancora un’ora e mezza prima del loro arrivo, decido di allertare il personale della notte, dicendo loro di preparare la sala, mentre io provo a riposarmi ancora un po’.
L’ambulanza arriva alle 6 in punto, come mi aspettavo: io naturalmente ero sveglio per la tensione e non mi sono fatto chiamare due volte. Ad Eunice che mi parlava dal cercapersone ho solo chiesto se il cordone ombelicale pulsava ancora dopo le ore di viaggio sulle nostre strade.
Alla sua risposta affermativa ho chiamato per l’anestesia. E’ rarissimo riuscire a salvare il feto nel caso di prolasso del cordone ombelicale, ma ci proveremo.

L’anestesista è stato velocissimo e dieci minuti più tardi eravamo già in sala. Non solo procedeva il cordone, ma anche i piedini del nascituro, che quindi era in posizione podalica.
Come in tutti i casi di emergenza estrema, ci siamo coordinati con la massima velocità, ed in circa due minuti abbiamo estratto un feto vivo anche se sofferente; la cosa che mi ha subito colpito è stato comunque il fatto che il bimbo fosse davvero molto piccolo, paragonato al pancione che avevo visto prima di incominciare l’operazione.
Guardo con più attenzione e grido all’assistente di sala: “ sono gemelli!”
E’ molto frequente che non siamo al corrente della gravidanza gemellare quando riceviamo donne riferite da dispensari molto rurali e sperduti: quelle strutture non hanno infatti alcun ecografo a disposizione.
Anche il secondo feto ha una presentazione podalica, ma l’estrazione è assolutamente facile. E’ un po’ più grosso del primo, ed evidentemente non ha sofferto.
A questo punto mi dedico al secondamento manuale, vale a dire all’estrazione della placenta; con sorpresa però sento delle parti ossee al di sotto delle mie dita. Guardo con attenzione tra le due placente da cui già abbiamo reciso il bambino ed intravvedo un altro sacco amniotico: “ce n’è un terzo! E’ una tripletta!”.
Anche stavolta la presentazione è podalica, e nuovamente l’estrazione è semplice: è il gemello più piccolo, ma pure lui piange sonoramente ed è vispo.
Non possiamo dare la notizia alla mamma perchè è addormentata, ma il padre è in corridoio: deve essere un bel colpo per loro, che aspettavano il primogenito ed ora hanno già tre figli.
Mentre continuo l’intervento con più calma, mi rendo conto che nuovamente non ho guardato il sesso dei nuovi nati; la tensione era troppa!
Lo chiedo a Josphine che fa da assistente di sala. Pure lei nella confusione non l’aveva notato, e deve andare in sala parto per appurare.
Si tratta di due femminucce e di un maschietto, e tutti sono in buone condizioni generali.
La nostra giornata è quindi iniziata con un grande servizio alla vita.
Abbiamo salvato la mamma, e le abbiamo donato tre figlioletti.
Con il cuore pieno di gioia e con gli occhi gonfi di stanchezza ci prepariamo quindi ad un’altra dura giornata con gli ortopedici americani che continuano il loro servizio per le protesi totali di
anca.
Loro naturalmente erano a letto mentre noi facevamo questo cesareo d’emergenza.

Fr Beppe


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