Luglio è il mese più freddo dell’anno; quest’anno fa particolarmente freddo, e le nuvole la fanno da padrone sovente anche durante le ore del giorno. Quando però il sole appare, con il suo tepore, i nostri pazienti amano moltissimo passare ore ed ore a riscaldarsi sotto i suoi caldi e benefici raggi.
Escono dalla camera già alle 7 di mattina per cogliere il sole dell’aurora, ma li puoi trovare nella stessa posizione pure al pomeriggio.
Non è infrequente vederli sdraiati sull’erba o addirittura sui marciapiedi, dove il riverbero del sole offre loro un po’ di calore anche sulla schiena.
Noi li lasciamo fare e rispettiamo i loro desideri: normalmente portiamo loro medicine e cibo lì dove sono, senza richiedere loro di rientrare in reparto. Certo, ciò costituisce uno sforzo in più per gli infermieri che somministrano la terapia, perchè, quando i malati non rispondono alla chiamata in stanza, bisogna supporre che essi stiano “facendosi l’abbronzatura” fuori.
Tra i malati spesso gironzola qualche gallina “randagia”, molto interessata alle briciole che i malati spandono a piene mani sull’erba. E’ una simbiosi abbastanza naturale e nessuno dei malati ci fa caso.
Il nostro è un ospedale africano rurale, dove tante abitudini sono assai lontane da quelle dei nostri reparti europei super-tecnologici e sterili... ma i nostri pazienti comunque guariscono, e la percentuale di mortalità è al di sotto del 3% dei ricoveri, mentre quella delle deiscenze post-operatorie non raggiunge il 5%.
Fr Beppe Gaido
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