Stamattina alle otto l’ospedale e’ gia’ percorso da una graveagitazione. Un gruppo concitato di persone si affanna attorno alla barella della sala visita. Mi avvicino e scorgo un giovane su una barella. Ha una ferita al di sopra del capezzolo destro: si tratta di un taglio molto corto, ed intuisco che si tratta di una coltellata.
“Cosa e’ successo?”, chiedo senza rivolgermi ad alcuno in particolare.
“E’ stato un banale alterco a scuola tra studenti. Hanno litigato sul turno per lavare i piatti”, mi risponde una giovane donna... forse una delle insegnanti.
“Incredibile... avrebbe potuto essere un omicidio, causato da una stupidaggine”, penso ad alta voce.
Lo portiamo in sala accompagnati fin sulla porta da un padre stanco ed ansioso.
Il ragazzo e’ poco collaborante e facciamo un po’ di fatica.
Pero’ siamo fortunati: prima di tutto l’auscultazione del torace nei pressi della coltellata ci fa ben sperare perche’ i suoni polmonari sono ben udibili. Poi, facendo una revisione profonda della ferita, ci rendiamo conto che il pugnale deve essere rimbalzato su una costa ed essersi quindi direzionato in linea parallela al piano cutaneo, andando a finire nel muscolo pettorale.
Suturiamo quindi i vari strati con animo piu’ sollevato: facciamo la lastra del torace subito dopo la sala e confermiamo l’assenza di pneumotorace.
Parliamo con il padre che aspetta ansioso, e lo rassicuriamo. Ora quel genitore e’ piu’ sereno, ma assolutamente determinato a portare l’aggressore in corte.
“Tutto e’ bene quello che finisce bene!”.
Fr. Beppe Gaido
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