A 40 anni dalla scoperta dell'HIV non abbiamo ancora un vaccino e continuiamo a lottare per controllare questa lenta pandemia.
Certo le cose sono molto cambiate dall'inizio.
Abbiamo terapie antiretrovirali gratuite, grazie all'OMS. Abbiamo farmaci per la prevenzione della trasmissione materno-infantile durante gravidanza, parto ed allattamento.
Ci sono anche protocolli per la profilassi dopo esposizione al virus: questo è decisamente molto importante per gli operatori sanitari sempre esposti al rischio di infettarsi.
Ci sono anche protocolli terapeutici di prevenzione pre-esposizione: per esempio per le coppie discordanti in cui uno solo dei coniugi è positivo.
Questi farmaci sono comunque pesanti da assumere, lo dico per esperienza, dopo vari cicli di profilassi post-esposizione, assunti dopo incidenti in sala operatoria.
Inoltre prendere farmaci tutti i giorni per la vita intera non è certo semplice, anche quando non si sperimentano effetti collaterali.
Ma certo non è più come all'inizio.
La diagnosi di HIV non è più una sentenza di morte, ma indica una condizione cronica che permette lunghe sopravvivenze con vita "quasi" normale.
La trasmissione materno- infantile è molto ridotta, come anche il numero globale di nuove infezioni.
Ma la battaglia non è finita.
La stigmatizzazione è ancora alta ed a volte feroce.
Anche noi continuiamo il nostro impegno in questo campo, sia con la formazione alla prevenzione, sia con il sostegno psicologico ed il "counseling" e sia soprattutto in campo clinico con la diagnosi, la terapia antiretrovirale e la cura delle infezioni opportunistiche e dei tumori correlati.
Ho scritto questo oggi per ricordare, a me prima di tutto, che il COVID non è l'unica pandemia in corso.
Fr. Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il commento.