mercoledì 19 maggio 2021

Lottare contro la cultura dominante

Nelle zone molto rurali come quella in cui ci troviamo bisogna spesso  lottare contro una cultura di fatto apatica e molto resistente al cambiamento.
“Abbiamo sempre fatto così” è la frase più frequente che mi sento ripetere, quando vorrei proporre qualcosa di nuovo.
A nulla vale la mia osservazione che “Abbiamo sempre fatto così” ha di fatto portato l’ospedale sull’orlo del baratro.
Di fondo la cultura dei villaggi è una cultura della sopravvivenza e del poco impegno, e, se tenti di far cambiare i ritmi, se provi a fare qualcosa in più, allora diventi inviso ed osteggiato.
Mi sono sentito dire: “sei tu straniero a doverti adattare ai nostri ritmi, e non noi ai tuoi”.
Questa cosa mi ha fatto male perchè i miei ritmi elevati son finalizzati esclusivamente ad aiutare delle persone in difficoltà, per altro non della mia, ma della loro stessa cultura.
La cultura dominante qui nella zona dove Matiri si trova può essere devastante e scoraggiante: ti senti pieno di energia e vorresti aiutare, ma ti trovi solo perchè nessuno ti segue, e spesso remano contro.


A volte quello che cerco di dire a chi mi vuol appiattire al basso e mi fa sentire un estraneo alla cultura locale è che in fondo, quando mi osteggiano, loro non fanno del male a me, ma ai loro fratelli in difficoltà, che rimangono non-operati ed in preda a grandi sofferenza che noi avremmo la possibilità di far finire più in fretta, se solo lo volessimo.
Ma neppure questa tecnica funziona molto.
E’ un quotidiano logorio: sentirmi sopportato quando il mio unico fine è di aiutare i malati; trovarmi da solo a lottare per persone che non conosco e che non appartengono neppure alla mia razza ( se ancora credessi nella razza!), mentre i connazionali sono molto più interessati a far poco e a non eccedere di un minuto l’orario di lavoro...ovviamente tutto cambierebbe se malato fosse un loro parente.
In questo caso dovrei operare pochi minuti dopo il ricovero!
Ma bisogna continuare a lottare, forse come Don Chisciotte.
Io non demordo ed anche oggi, spingendo e lamentandomi, sono riuscito a operare sei pazienti.
Ho aiutato sei persone, e questo dà un senso alla mia giornata grigia e non priva di incomprensioni.

Fr Beppe



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