In pediatria in questo momento abbiamo due bambine ricoverate a motivo di un morso di serpente. Entrambe hanno un’età di circa 3 anni.
Lab prima è stata morsicata da un cobra a Mukothima e gli effetti neurotossici del veleno le hanno causato una emiparesi destra.
E’ fuori pericolo, ma stiamo cercando di far regredire queste sequele neurologiche con una fisioterapia intensiva.
La seconda bimba è di Gatunga ed è stata punta da un mamba nero al braccio sinistro: dapprima l’edema diffuso ha causato una sindrome compartimentale che ha richiesto una escarotomia e fasciotomia d’urgenza per evitare la gangrena; poi l’arto è diventato via via necrotico ed abbiamo dovuto eseguire già sue toelette chirurgiche per togliere i tessuti morti che fanno da pabulum per i germi.
Ora il braccio va meglio e c’è un bel tessuto di granulazione, anche se i muscoli sono esposti e probabilmente ci vorrà un grosso innesto cutaneo per permettere alla ferita di richiudersi.
Ricoverare bambini ed adulti per morso di serpente è un’evenienza non infrequente, soprattutto nella stagione delle piogge.
A volte il malato viene in ospedale portando con se’ l’animale morto, e questo in qualche modo ci facilita la diagnosi. Spesso pero’ dice di non aver visto il rettile. La diagnosi e’ quindi di sospetto, soprattutto analizzando il sito del morso con una lente di ingrandimento.
Normalmente la distanza tra i due aculei ed il modo con cui essi sono entrati nei tessuti possono aiutare nella diagnosi.
Sovente e’ anche molto difficile analizzare il sito di inoculazione, perche’ i pazienti hanno gia’ applicato la “pietra nera” (black stone), prima di venire all’ospedale. Tutti qui hanno questo importante salvavita a casa.
E’ uno dei rimedi piu’ conosciuti dalla medicina tradizionale, che io comunque cerco di rispettare: infatti se tutti la usano, non solo in Kenya, ma anche in altri Paesi Africani, vuol dire che ci deve essere qualche base scientifica al suo funzionamento.
Ho cercato di capire di cosa si tratta, ma e’ molto difficile cogliere la verita’, perche’ spesso i guaritori tradizionali sono gelosi dei loro segreti.
La pietra nera viene applicata direttamente alla zona del morso; viene tenuta schiacciata per alcuni istanti finche’ prende adesione autonomamente.
La credenza popolare e’ che rimarra’ attaccata alla cute finche’ tutto il veleno sara’ riassorbito; e poi si stacchera’ da sola.
Osservandola attentamente, mi pare che possa trattarsi di un osso piatto di qualche animale, osso che e’ stato poi abbrustolito alla fiamma.
La ragione per cui si attacca alla pelle e’ da ricercare nella porosita’ del tessuto osseo, mentre la sua efficacia potrebbe derivare proprio dal fatto che, assorbendo secrezioni biologiche nella zona di inoculo, potrebbe contribuire alla eliminazione del veleno prima che lo stesso possa entrare in circolo.
Fr Beppe
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