Piove. Fortissimo. Fa un rumore come di risacca.
Dopo tanto pregare, è arrivata la stagione delle piogge.
Un muro d’acqua, come una cascata dal cielo.
Difficile da descrivere: immaginate un cielo sereno, pieno di stelle, con una luna grande e luminosa da fare ombra. E di colpo non qualche goccia, ma milioni di milioni di pezzi di nuvola, che non si capisce da dove sian saltati fuori.
La pioggia è certamente un dono di Dio, perché acqua è sinonimo di buoni raccolti e di qualcosa da mettere sulla tavola anche per i più poveri.
Un buon raccolto assicurerà il pagamento delle rette scolastiche a tutti quei genitori sempre angosciati dal fatto che i loro figli possono essere mandati a casa dalla “Secondary School” se il denaro non arriva in tempo. Pioggia vuol anche dire che le cisterne dell’acqua piovana vicino alle case sono ora piene, e permetteranno di evitare i viaggi al fiume con la tanica sulle spalle almeno per qualche mese.
Durante la stagione delle piogge i lavori dei campi prendono il primo posto su tutto: nessuno penserebbe ad una cura odontoiatrica quando c’è da togliere l’erbaccia nel campo; e se ci sono alcune ore di sole, si corre nella “shamba” con la “panga” in mano, cercando di completare il lavoro prima che riprenda a diluviare.
La stagione delle piogge è anche molto più ricca di insetti di ogni tipo: dalla mantide religiosa alle libellule, dagli scarafaggi agli scarabei, dai mosconi alle anofeli portatrici di malaria.
Ora vi saluto e vi abbraccio, chiedendo scusa per quanto forse questa breve lettera sarà confusa, ma capitemi: è sera tardi e butto giù dei pensieri così come mi vengono, senza filtri, dopo una giornata davvero pesante in sala.
Fr Beppe Gaido
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