mercoledì 14 ottobre 2020

Ieri notte

Erano le 3 di notte quando sono arrivati in ospedale tre giovani che avevano deciso di “sistemarsi per le feste” a vicenda con alcuni colpi di machete. Tutti avevano ferite sulla testa ed uno anche sulla mano destra. 
Li abbiamo suturati con pazienza: uno di loro aveva una piccola ferita superficiale ed è stato dimesso, mentre per gli altri due la situazione era ben più complessa ed ha richiesto il ricovero.
Alle 3.20, nel bel mezzo del lavoro di “cucitura”, è arrivata una chiamata da una maternità rurale: “abbiamo una partoriente con disproporzione cefalopelvica, che è stata in travaglio da stamattina e non progredisce. Crediamo che abbia bisogno di un cesareo e chiediamo urgente trasferimento nella vostra struttura”.
E’ stato necessario coinvolgere l’autista per il trasporto in ambulanza...quella maternità infatti non è dotata di mezzi di trasporto!


Il lavoro di sutura era praticamente terminato quando la donna è arrivata in ospedale accompagnata dall’autista e da un nostro infermiere. E’ stata visitata dall’ostetrica della nostra maternità, la quale però ha espresso speranze che il parto naturale fosse ancora possibile. 
Ci ha chiesto quindi di non correre subito in sala per il cesareo, in quanto il battito fetale era buono e si poteva pensare di dare alla donna ancora un po’ di tempo per il travaglio.
La cosa non ci è dispiaciuta in quanto speravamo di poter prendere un po’ di sonno prima del mattino. 
Di solito le nostre ostetriche sono molto brave, e raramente si sbagliano.
Ci siamo quindi diretti verso le nostre camere sotto un cielo stellato e limpidissimo.
Andati a letto però, è stato un dramma tentare di addormentarsi: la tensione della chiamata notturna alle 3; l’adrenalina rilasciata per far fronte alle varie suture; il tempo trascorso in sala operatoria ci avevano svegliati fin troppo bene.
Ci siamo rigirati nel letto a più non posso, senza trovare una posizione: il materasso ed il cuscino sembravano di pietra, tanto erano duri e poco confortevoli.
Ho sentito ancora la campana della parrocchia che suonava per la messa alle 6; poi devo essermi finalmente addormentato.
Erano però passati solo 15 minuti quando i miei dolci sogni sono stati nuovamente interrotti dal telefono: “accidenti”, ho esclamato con una vena di disperazione.
“Doctor, vieni per un cesareo”
“E’ la paziente dal dispensario rurale?”, ho chiesto, tanto per dire qualcosa.
“Sì, è lei ed adesso c’è un distress fetale”
“Lo sentivo che non ce l’avrebbe fatta”, ho mormorato tra di me.
Il cesareo comunque è andato benissimo: l’estrazione del feto è avvenuta in meno di 4 minuti, e l’intervento non è durato più di 30 minuti dal primo taglio sulla cute all’ultimo punto di sutura.
Soprattutto, il bimbo è nato in ottime condizioni: ha pianto subito ed ha persino urinato in sala mentre ancora era sul lettino operatorio.
Dure notti di Chaaria in passato e di Matiri oggi, da cui non c’è mai tempo per riprendersi, in quanto di giorno poi non ci si può riposare, ma si continua a correre!

Fr Beppe Gaido



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