sabato 30 maggio 2020

Certo gli abbiamo salvato la vita

Nicholas arriva da molto lontano, da un’altra contea.
Sono sette giorni che non va di corpo; ha la faccia incavata e gli occhi fuori dalle orbite.
Accusa un dolore addominale così intenso che non riesce a camminare eretto, ma deve curvarsi in avanti.
L’addome è molto disteso.
Gli metto una mano sulla pancia, e la sento dura come una pietra.
Era ieri, verso le 11 di mattina, quando arrivava a Matiri.
Nonostante il grande congestionamento di questa settimana, stranamente molto e ricca di casi gravissimi, alle 11.45 avevamo già un emocromo che dimostrava un elevatissimo numero di globuli bianchi.
Entro mezzogiorno avevo già fatto anche l’eco: le anse intestinali erano dilatate e la peristalsi era assente. In addome c’era una quantità notevolissima di liquido dall’apparenza ecografica piuttosto corpuscolata.
“E’ certamente un addome acuto, e, considerando il sesso maschile e l’età giovane-adulta, ci scommetto che è un’ulcera perforata”.
Il poveretto aveva vagato per giorni da un dispensario all’altro, e questo certamente ha causato un notevole peggioramento delle condizioni generali, ma alle 14 eravamo già in sala.


All’apertura della cute e del peritoneo, siamo stati letteralmente sommersi da una quantità incredibile di pus, in cui però si intravvedeva chiaramente del porridge.
Abbiamo aspirato; abbiamo lavato abbondantemente la cavità con soluzione fisiologica, abbiamo lisato le aderenze, ed infine... “bingo”!
Una grossa perforazione sul duodeno, proprio come avevo pensato.
Le ulcere peptiche perforate sono ancora molto frequenti in questa parte del mondo.
La sutura non è stata difficile, l’operazione è finita bene ed il paziente è stabile.
Con il nostro intervento tempestivo certamente gli abbiamo salvato la vita.
Questa è la nostra vocazione: essere sempre disponibili per chi soffre ventiquattr’ore ore al giorno e sette giorni alla settimana.
 
Fr Beppe


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